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CONCERTO GENERAZIONI ELETTROACUSTICHE
4 Ottobre 2022 @ 20:30 - 21:30
TŌRU TAKEMITSU Stanza II (1971) per arpa e supporto digitale
arpa Maria Letizia Martinangeli
GOTTFRIED MICHAEL KOENIG Segmente (1982) per pianoforte
pianoforte Fabrizio Carradori
GIANNI TAMANINI AD_23. Omaggio a K. Stockhausen, a J. Dee e a mio padre (2020) per supporto digitale otto canali
FABRIZIO CARRADORI A riveder le stelle (2021) per pianoforte, pianoforte MIDI e supporto digitale
pianoforte Fabrizio Carradori
GOTTFRIED MICHAEL KOENIG Essay (1957-58)
realizzazione digitale di Marco Gasperini (2010)
KAIJA SAARIAHO Fall (1991) per arpa ed elettronica dal vivo
arpa Valentina Gulizia
Regia del suono e live electronics Daniel Scorranese
Stanza II (1971)
Lavoro dedicato all’arpista Ursula Holliger, avente forma piuttosto semplice e rapsodica, di impianto compositivo genericamente impressionistico. La parte dell’arpa si sovrappone a un bordone di suoni sintetici, alcuni suoni ambientali, e ulteriori suoni di arpa sottoposti a trattamenti elettronici (ring-modulazione).
Segmente (1982)
Koenig scrisse vari cicli di “segmenti musicali” per varie formazioni cameristiche, tutti col suo programma di composizione automatizzata Project 1. I sette brevi o brevissimi segmenti per pianoforte solo riflettono un misto di rigorosi criteri di musica seriale e criteri invece più “aleatori” (comportamenti statistici). Come fogli d’album indipendenti, possono essere eseguiti tutti di seguito oppure facendone una selezione.
AD_23. Omaggio a K. Stockhausen, a J. Dee e a mio padre (2020)
Questo lavoro rappresenta un dialogo fra tre personaggi immaginari interpretati da suoni di sintesi pulsar e da campioni di voci rielaborati. I materiali sintetici evocano due voci umane trasfigurate che rincorrono la terza, caratterizzata invece da campioni rielaborati. Il dialogo avviene in uno soundscape che richiama una foresta elettronica ricca di micro-elementi sonori che interagiscono tra di loro e che si estendono lungo l’intera opera. La costruzione di tali oggetti fa riferimento al testo del 1957 “…wie die Zeit vergeht…” di Stockhausen, soprattutto per quanto riguarda il loro sviluppo nel micro-tempo. La spazializzazione originale è stata realizzata utilizzando secondo uno schema reso famoso dall’alchimista inglese John Dee, con cerchi simmetrici (secondo lo schema 8+8+4) a tre altezze diverse in modo da conformarsi ad una distribuzione tridimensionale. All’interno di tale struttura gli oggetti sonori si muovono seguendo le figure geometriche del glifo suddetto. I suoni di sintesi pulsar sono stati realizzati con Max seguendo tecniche esposte e sviluppate da Curtis Roads. Segnalazione speciale della giuria del XV Premio delle Arti – Sezione Musica Elettronica.
A riveder le stelle (2021)
Il brano A riveder le stelle, composto nel 2021, è un omaggio musicale a Dante Alighieri (1265-1321) in occasione delle celebrazioni per i settecento anni dalla sua morte. La composizione vuol essere un percorso sonoro con tre protagonisti: il pianoforte, il pianoforte MIDI e il supporto audio digitale. Ciascuno di essi, con le proprie caratteristiche fisiche, tecnologiche e sonore, incarna simbolicamente una condizione: il pianoforte, strumento con accordatura temperata soggetta a variazioni fisiche e ambientali e con un pianista che esegue la partitura scritta, rappresenta la condizione umana; il pianoforte MIDI, fondato anch’esso sull’accordatura temperata, ma resa perfetta e immutabile dal campionamento digitale, pilotato attraverso il collegamento MIDI da un esecutore virtuale, il computer, che genera automaticamente la musica eseguita, rappresenta una condizione sovrumana; il supporto digitale, infine, che estende la possibilità di produrre suoni e timbri all’interno dell’intera gamma di frequenze udibili superando in tal modo il limite sonoro del sistema temperato imposto ai due pianoforti e smaterializzando in modo estremo il suono campionato del pianoforte, rappresenta una condizione metafisica e trascendente.
I tre strumenti pongono così le premesse per un collegamento ideale e simbolico con la Divina Commedia, le cui caratteristiche numeriche generano l’intera struttura della composizione.
Essay (1957-58), realizzazione di Marco Gasperini (2010)
Si tratta di una delle opere più celebri della stagione pionieristica della musica elettronica, realizzato con mezzi di sintesi analogica allo Studio WDR di Colonia. Frutto di una precisa progettazione realizzativa, il pezzo fu “annotato” (e pubblicato) in forma di partitura, o meglio come “partitura realizzativa”, dal contenuto principalmente testuale e grafico, a beneficio di chi voglia cimentarsi nel realizzarne una propria versione. È quel che ha fatto – col placet del compositore – Marco Gasperini, autore nel 2010 della versione qui presentata, realizzata con tecnologie del tutto diverse ma coerenti al processo compositivo di Koenig, cioè interamente in digitale col linguaggio di programmazione Csound.
Fall (1991)
Sesta e penultima parte della musica del balletto Maa (che significa terra, in finlandese). Il ciclo nella sua totalità è concepito per sette strumenti ed elettronica, ma l’intero ensemble (flauto, percussioni, clavicembalo/tastiere, arpa, violino, viola e violoncello) suona insieme solo nell’ultima parte. Fall è un pezzo breve e relativamente virtuoso per arpa. Il titolo suggerisce un’idea di cadere in un mondo sotterraneo, e la forma complessiva del pezzo segue questa idea, partendo da un registro acuto e aprendo gradualmente l’ambito di altezze durante tutto il pezzo.
Tōru Takemitsu (1930-1996). Parzialmente autodidatta, dopo aver trascurato la tradizione giapponese per aprirsi invece a molteplici tendenze della musica occidentale, riscoprì molto presto le opportunità offerte dalla propria cultura di origine, ponendosi così fin dal principio al crocevia tra eredità giapponese e musica contemporanea occidentale. Studiò culture musicali asiatiche (Cina, Corea, India e Indonesia), attinse alle esperienze di Stravinskij, Webern e Messiaen, oltre che a Debussy e all’impressionismo francese, strinse amicizia con J. Cage e I.Xenakis, approfondì lo studio di strumenti della tradizione giapponese come la biwa (liuto) per esplorare più compiutamente il mondo sonoro orientale. Fu promotore del gruppo Jikken Kobo (Laboratorio sperimentale, 1951) a Tokyo e tra i primi a esplorare i mezzi elettroacustici in Giappone (anche in collaborazione con i laboratori dell’azienda Sony). È stato professore ospite presso università statunitensi, europee e australiane.
Nei primi lavori (anni 1950-1960) esplorò procedimenti seriali, aleatori e di notazione grafica. Poi si aprì a una pluralità di riferimenti, attingendo anche alla letteratura, alle arti figurative e alla filosofia, componendo sia con strumenti tradizionali giapponesi sia con organici occidentali. Ha composto molte colonne sonore cinematografiche, collaborando con A. Kurosawa e altri registi. Le sue riflessioni sono raccolte in diversi volumi, prevalentemente in giapponese (in inglese, si veda Confronting silence, 1995).
GOTTFRIED MICHAEL KOENIG (1926-2021) studiò composizione, pianoforte, analisi e acustica a Detmold, e informatica a Bonn. Dal 1954 al 1964 è stato tra i protagonisti dello Studio di Musica Elettronica della WDR di Colonia, sia come assistente di Stockhausen, Kagel, Evangelisti, Ligeti, Brün e altri, sia come compositore di alcuni dei brani del repertorio storico della musica elettronica interamente sintetica (Klangfiguren, Essay, Terminus 1). Non ha mai smesso tuttavia di comporre musica da camera strumentale e musica orchestrale. Dal 1964 al 1986 direttore e poi presidente dell’Istituto di Sonologia dell’Università di Utrecht. In quel periodo fu tra i pionieri della composizione algoritmica (celebre il programma Project 1), che lo portò a lavori di musica da camera interamente composti mediante computer (tra cui la serie dei Segmente). I suoi scritti teorici sono stati pubblicati col titolo Ästhetische Praxis di Pfau Verlag; una selezione italiana è apparsa col titolo Genesi e forma (Semar, Roma, a cura di A. Di Scipio, 1995). Nel 2002 la Facoltà di Filosofia dell’Università di Saarbrücken, in Germania, ha conferito a Koenig un dottorato honoris causa. Nel semestre invernale 2002/2003 è stato Visiting Professor di Computer Music presso l’Università Tecnica di Berlino. Nel 2010 Koenig ha ricevuto il Giga-Hertz Prize di ZKM, Karlsruhe. Nel 2016 è stato eletto membro dell’Akademie der Künste, Berlino.
GIANNI TAMANINI (1980)
Ha ottenuto il diploma accademico di I livello in Musica Elettronica (Conservatorio d Bolzano). Laureato in Sociologia (percorso in Sociologia della comunicazione e della musica), ha inoltre studiato clarinetto e didattica della musica. Ha seguito masterclass (M° H. Vaggione, J. P. Oliveira, F. Dhomont, M. Mary, A. Vande Gorne, ecc.). Fondatore dell’associazione KinaPix (produzione audio/video),all’interno della quale si occupa principalmente di sound design.
FABRIZIO CARRADORI
Ha iniziato giovanissimo lo studio della musica diplomandosi in pianoforte nel 1983 sotto la guida di Lucia Passaglia e successivamente in Composizione, Direzione d’orchestra, Musica corale e direzione di coro e in Didattica della musica. Ha studiato Discipline della Musica all’Università degli Studi di Bologna e contemporaneamente ha seguito corsi di perfezionamento in pianoforte con R. Caporali, J. Swann, B. Petrushansky, L. Berman, V. Merzhanov, A. Lonquich, in organo con D. Roth, in direzione di coro con B. Zagni. Ha inoltre studiato Composizione con R. Toscano a Pescara e con C. Prosperi a Firenze, Direzione d’orchestra con V. Antonellini e con M. Zuccarini e Musica elettronica con M. Lupone, A. Di Scipio e M. C. De Amicis presso il Conservatorio dell’Aquila. Si è brillantemente diplomato in Direzione d’opera lirica presso l’Accademia Filarmonica di Bologna. Svolge attività compositiva e concertistica collaborando con numerosi solisti e cantanti. Nel 1993 ha partecipato alle attività dell’Ensemble Nuova Musica Consonante E.K.A. (Espace Kamerton Abruzzo) diretto da Piotr Lachert e ha collaborato con l’Ensemble ‘900 di musica contemporanea, con il quale nell’agosto 1995 ha eseguito e registrato in prima mondiale l’opera Sypario di Sylvano Bussotti, con la partecipazione dell’autore. Ha registrato, inoltre, i Fogli d’Album per pianoforte dello stesso Bussotti, e nel 1999 ha partecipato alla registrazione di musiche strumentali da camera di Antonio Di Iorio, per un CD commissionato dalla Fondazione Di Iorio di Atri. È titolare della cattedra di Lettura della partitura presso il Conservatorio di L’Aquila.
MARCO GASPERINI(1980)
Compiuti gli studi di Chitarra (F. Baldissera) e Musica Elettronica (A. Vidolin) presso il Conservatorio di Venezia, ha collaborato con compositori quali A. Di Scipio, G. M. Koenig, R. Teitelbaum, tra gli altri. E’ stato per qualche anno membro dello staff dell’IRCAM di Parigi, collaborando a produzioni di Luca Francesconi (Teatro La Scala di Milano) e Philippe Manoury (Opéra National du Rhin, Strasburgo). Come compositore e come interprete elettronico ha collaborato col Teatro La Fenice di Venezia, Biennale Musica di Venezia, Ateneo Veneto, Fondazione “G. Cini” di Venezia, Theater Academy di Helsinki, Palazzo Reale di Milano, EMUfest – Roma, Colloquio di Informatica Musicale, Teatro Massimo di Palermo, Merkin Concert Hall – New York, MUMUTH di Graz. Collabora con l’associazione N38E13 di Palermo, nella cui sede è presente (dal 2013) l’installazione sonora Coazioni, e per la quale ha progettato la performance Invarianze belliche: preliminari a l’arte della guerra. Ha svolto attività didattica per la Biennale di Venezia (Biennale Educational), per il Conservatorio di Napoli e per il Conservatorio di Vicenza. Dal 2013 è docente di Musica Elettronica presso il Conservatorio di Musica di Trapani.
KAIJA SAARIAHO (1952)
Dopo essersi formata ad Helsinki, sua città natale, si è trasferita dapprima in Germania e poi a Parigi, nel 1982, dove ha frequentato i corsi della IRCAM. Ha lavorato come insegnante a San Diego (California) verso la fine degli anni ’80. A partire dagli anni ’80 ha realizzato diverse opere con l’ausilio di strumenti informatici ed elettronici. Nel 1988 ha vinto il Prix Italia con Stilleben, opera dedicata al viaggio. Si dedica oggi soprattutto alla musica da camera e orchestrale, al balletto e alle produzioni multimediali. Nel 1999 ha scritto per la New York Philharmonic Orchestra. Nello stesso anno ha realizzato la sua prima opera per il teatro, L’amour de loin, in cinque atti, ispirata al trovatore del XII secolo Jaufré Rudel, con libretto di Amin Maalouf. Altre sue opere sono Adriana Mater (2006) e Emilie (2010), sempre in collaborazione con Maalouf. Nel 2011 ha vinto il Grammy Award nella categoria “miglior opera lirica”.
MARIA LETIZIA MARTINANGELI
Ha iniziato gli studi musicali nel 2011, intraprendendo lo studio dell’arpa con Marzia Castronovo (Scuola Secondaria “T. Patini”, L’Aquila). Ha proseguito al Liceo Musicale e poi al Conservatorio di L’Aquila, dove nel 2022 ha ottenuto il diploma accademico di 1° livello sotto la guida di Maria Di Giulio. Ha fatto parte dell’ensemble di arpe “Ensemble a corde vuote” guidato da Maria Di Giulio, eseguendo di repertorio originale per ensemble di arpe di compositori contemporanei (Guido Baggiani, Carlo Crivelli, Agostino Di Scipio e altri). Ha al suo attivo un anno di formazione Erasmus+ al Conservatorio Superiore di Valencia, dove ha studiato arpa con José Ignacio Pascual Alcañiz e ha frequentato un master di Interpretazione Operistica Contemporanea. Attualmente sta preparando il DIploma di 2° livello al Conservatorio di L’Aquila, dove nel 2021 ha ottenuto il terzo premio al Concorso “Premio Casella”.
VALENTINA GULIZIA
Inizia nel 2012 gli studi musicali sotto la guida di Marzia Castronovo (Scuola Secondaria a Indirizzo Musicale), proseguendo poi al Liceo Musicale. Oggi studia arpa al Conservatorio di L’Aquila con la prof.ssa Maria Di Giulio e studia Scienze della Formazione all’Università di L’Aquila. Ha suonato con l’Ensemble a Corde Vuote, dedicato al repertorio originale per ensemble di arpe di musica del Novecento e contemporanea (G. Frid, H. Osieck, C. Crivelli, G. Baggiani, e altri). Per la “Giornata della Musica 2022” ha eseguito al Palazzetto dei Nobili, a L’Aquila, un lavoro della compositrice finlandese Kaija Saariaho.